Il noioso carosello

 


     Pontificare di rivoluzioni, prevedere norimberghe e prese di potere, putsch e ribaltamenti della situazione, blaterare di lotte strada per strada, casa per casa, stanza per stanza, cianciare di attendere il nemico asserragliati in un rifugio alpino, affermare che "quando sarà il momento giusto" si prenderanno le decisioni estreme, è tutto un circo, un circo solo di pagliacci e di sottopagliacci. I sottopagliacci, il pubblico dei plaudenti e paganti, si rivolgono ora ai pagliacci Augusti, ora ai pagliacci Bianchi, deprecando il loro opportunismo, una volta combinato già il guaio, opportunismo che non percepiscono mai prima, nonostante questi pagliacci abbiano una maschera estremamente trasparente e, al di là di quel grado di furbizia e famelicità necessaria per scalzare gli altri pagliacci, non siano né intelligenti, né astuti. I sottopagliacci in gran parte, nei loro sogni più umidi e vespertini, sperano di salire di grado un giorno e poter esercitare a loro volta il sopito opportunismo. Ne deriva un meccanismo noioso, sopra una pista che olezza di merda umana e animale, un carosello sempre uguale, sempre pedestre e raffazzonato, senza musica, tempestato incessantemente da grida di approvazione e odio, da esaltazioni e minacce, tutte cose che poi non arrivano mai ad alcun reale compimento.

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